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“L’importanza di Coltivare fibre naturali”

La storia delle fibre è antica quanto la civiltà umana. Tracce di fibre naturali sono state localizzate nelle antiche civiltà di tutto il mondo.

In qualche caso, in seguito all’avvento delle fibre sintetiche, la produzione di alcune fibre naturali è addirittura scomparsa. Ad esempio l’Italia era un grande produttore di canapa specialmente in Emilia Romagna e in Campania; negli anni venti e trenta del Novecento la canapa italiana era esportata in tutto il mondo; nei successivi anni cinquanta è cominciato il declino e ora la coltivazione della canapa in Italia e la produzione delle fibra sono praticamente scomparse. Simile destino ha subito la produzione del lino.

I l 22 gennaio 2009 si è aperto ufficialmente l’Anno Mondiale delle fibre tessili naturali, promosso dalla FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione con sede a Roma. L’iniziativa ha il fine di riportare l’attenzione mondiale sulla produzione e sull’uso delle fibre tessili di origine vegetale e animale, le uniche che sono state usate, per millenni, per indumenti e arredi.

Recuperare e valorizzare le coltivazioni di fibre naturali (seta, cotone, lino, canapa, ginestra, lana), che storicamente e culturalmente hanno caratterizzato il territorio calabrese, vuole significare ripensare il patrimonio delle risorse e delle relazioni, secondo criteri di sostenibilità e benessere.

Le fibre naturali, sono le fibre tratte da materiali esistenti in natura e utilizzate mediante lavorazioni meccaniche, ma senza modificarne la struttura. Sono di origine vegetale o animale .

Eccone alcune:

Cotone: Gossypium sp.

cotone
La coltivazione del cotone iniziò in Asia nell’VIII secolo. Gli Egizi conoscevano la pianta del cotone, ma la utilizzavano solo a scopo ornamentale. Il primo paese che lo sfruttò come fibra fu l’India, l’uso poi si diffuse in Malesia. I Greci e i Romani acquistavano i tessuti di cotone, senza però rendersi conto della possibilità di coltivazione nelle loro colonie più calde. L’America offrì ai conquistadores spagnoli grandi piantagioni di cotone, ma furono gli anglosassoni ed i francesi a sviluppare l’immensa produzione di cotone che dal XVII secolo continua tuttora. In Italia la coltivazione del cotone fu introdotta dagli arabi nel IX secolo, diffondendosi sotto la dominazione normanna e sveva, arrivando fino alle coste calabre.

Canapa: Cannabis sativa

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La canapa è stata una materia prima essenziale per l’uomo per centinaia di anni. Pare che il primo tessuto nella storia dell’uomo sia stato di canapa e che la sua lavorazione sia cominciata nell’VIII millennio a.C. La letteratura scientifica in campo archeologico, antropologico, filologico, economico e storico concorda sul fatto che la canapa sia stata la pianta più coltivata a partire dal I millennio a.C. fino alla fine degli anni ’40. Abbandonata circa 50 anni fa per l’elevato costo di lavorazione e per l’introduzione sul mercato di prodotti di sintesi ritorna in Europa all’inizio degli anni ‘90. Hanno contribuito a ciò il contributo relativamente alto dell’Unione Europea per la sua coltivazione e gli aiuti governativi per lo sviluppo di tecnologie innovative per la trasformazione delle piante da fibra. In Italia, la coltivazione è ritornata solo nel 1998 su di una superficie di circa 350 ha, nonostante il nostro Paese fosse stato sino a trent’anni fa secondo al mondo dopo la Russia come superficie coltivata e primo per la qualità dei prodotti ottenuti.

Ginestra: Spartium junceum

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La ginestra è nota fin dall’antichità per il suo impiego come pianta da fibra. La stessa etimologia della parola greca “spartos” sta a confermare la tradizionale utilizzazione della fibra nella produzione di stuoie, corde, e manufatti vari. Assomiglia al lino pur essendo assai più ruvida.
La fibra, ricavata dai suoi rametti verdi, mostra incredibile capacità di resistenza e flessibilità.
È molto resistente all’acqua e non si altera anche dopo un lungo periodo di immersione. In particolare, resiste benissimo all’acqua marina perciò era impiegata per reti, cordami, etc.
Il tessuto di ginestra si ottiene battendo gli arbusti e poi sfibrandoli, filandoli, torcendoli, tingendoli.
Un impiego tessile della ginestra è sempre stato circoscritto all’area mediterranea dove in molti villaggi si trova ancora, a livello familiare, una certa tradizione nella raccolta e lavorazione artigianale. I momenti di maggiore attenzione per questa pianta sono coincisi, a livello nazionale, con i due eventi bellici mondiali, quando la penuria di materia prima faceva riscoprire, sulla scorta dell’elevata disponibilità allo stato spontaneo, la potenzialità di questa pianta come fonte di fibre. L’importanza della ginestra come pianta tessile in Italia è ormai limitata a piccole realtà locali, in particolare in alcuni paesi della Basilicata e della Calabria.

Lino: Linum usitatissimum

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E’ pianta di notevole importanza che ha accompagnato l’uomo in tutti gli stadi della civiltà ed è specie di interesse agrario coltivata soprattutto per uso industriale (tessile ed olio). Tradizionalmente, fino all’avvento del cotone prodotto in modo industriale e, poi, delle fibre sintetiche, il lino rappresentava la più importante fibra di origine vegetale utilizzata per la produzione di capi d’abbigliamento. In Italia la coltura da fibra, considerevole nei secoli scorsi in Lombardia, Marche, Toscana è andata in declino. In Italia, dopo aver raggiunto la massima espansione negli anni 1850-1870, quando occupava una superficie di 45.000-50.000 ha, il lino andò progressivamente perdendo terreno. Attualmente in Europa il lino da fibra occupa una vasta area in Russia (circa ¾ dell’intera sup. mondiale) altre aree si trovano in Polonia, Romania, Francia, Belgio e in percentuale minore, in Germania, Olanda e Danimarca.

Seta

seta
La seta è stata sempre considerata la fibra preziosa per eccellenza. Le sue origini si fanno risalire ad almeno cinquemila anni fa.
Originaria del lontano Oriente, si dice che sia stata importata in Italia all’inizio dell’era cristiana da monaci che trafugarono il “seme-bachi”. E però nel XII e XIII secolo che inizia l’allevamento e la lavorazione della seta che raggiungerà il suo apice nel’500 e ‘600 in Toscana, Emilia, Veneto, Lombardia e Liguria. Sotto l’amministrazione austriaca, l’industria della seta si sviluppò in lutto il Lombardo – Veneto e Como diventò la indiscussa capitale della seta sia per la coltura che per la fabbricazione.
Ai nostri giorni, anche per una questione di costi, la produzione in Italia è praticamente cessata, non però la lavorazione che pone l’Italia all’avanguardia, se non per la quantità, per la qualità dei suoi prodotti. La fibra di seta è un filamento prodotto dalle larve (baco da seta) di alcuni lepidotteri (insetti) del genere Bombice tra i quali il più importante è il Bombice del gelso (Bombyx mori) o filugello.

Lana Cashmere

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Si ricava dalla capra omonima diffusa in Tibet, Cina, Mongolia, India, Iran ed Afganistan. Possiede una finezza (diametro della fibra) di 11 ~ 18 micron ed una lunghezza di circa 90 mm. è molto pregiata per la sua sofficità e brillantezza, per contro ha una tenacità inferiore alla lana di pecora, ha un più alto tasso di igroscopicità ed è più sensibile agli agenti chimici e particolarmente agli alcali. E’ utilizzata per la confezione di capi di lusso.

Un ampliamento degli usi e della produzione delle fibre naturali gioverebbe principalmente ai paesi in via di sviluppo; nello stesso tempo i paesi industrializzati potrebbero contribuire con nuove ricerche alla migliore utilizzazione delle fibre note esistenti e potrebbero aiutare i paesi emergenti ad identificare piante in grado di fornire nuove fibre naturali. Ma forse anche nei paesi industrializzati potrebbe giovare la resurrezione di coltivazioni di piante da fibra: canapa e lino, ben note in passato, ma forse anche ginestra, la bella leguminosa preziosa anche per consolidare zone franose collinari.